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 Fabio Cinti: Io non ci sono.

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Fabio Cinti: Io non ci sono. Empty
MessaggioTitolo: Fabio Cinti: Io non ci sono.   Fabio Cinti: Io non ci sono. EmptyGio Giu 28, 2012 9:13 pm

Il cantautore presenta il suo secondo album Minuto Secondo
di Marta Migliardi, foto di Alberto Zanardo

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Camminare nel parco di Monza in estate con Fabio Cinti è come attraversare il confine del paese di Alice. Lui cammina spesso guardando il cielo ed è gentile come il cappellaio matto. Ride da solo e si intristisce all’improvviso, mentre scattiamo le foto a ridosso della villa del 1770. Un po’ come la copertina del suo secondo album Minuto Secondo, creata dalle deliziose miniature di richiamo ottocentesco di Sardinadesign (Simone di Turo): miscuglio di sogno e realtà. Tutto l’album, generoso e coerente, sia nella parte d’inediti Vigilia, che in quella di azzardate e coraggiose rivisitazioni, Memorabilia, ha quest’atmosfera di nostalgia e di superamento, concretizzate nell’attimo esatto tra, come dice il cantautore stesso, “l’appena passato e il futuro prossimo”. Testi da poeta e ironia conservatrice, tipica delle menti molto intelligenti, menti che vorrebbero amare ed essere fedeli insieme, ma, per coerenza, non ne sono capaci.


Come mai la tua scelta di proporre in questo tuo secondo album, sette brani originali e sette “memorabilia”, come tu stesso chiami le argute rivisitazioni di alcuni brani?

In realtà io stavo lavorando a memorabilia, che è la seconda parte del disco, insieme ad Alessandro Russo, perché erano delle “cover” che avevo nel cassetto da parecchi anni, che sono delle canzoni che mi ricordavano anche un po’ l’infanzia. Le chiamo memorabilia perché i memorabilia, per l’appunto, sono i cimeli, come le spille di Liz Taylor. Contemporaneamente, però, scrivevo canzoni inedite o avevo già qualche canzone scritta.

Mi sono accorto poi, nel tempo, che alcuni dei miei inediti combaciavano per intenzione, per modo e per estetica con le cover che stavo producendo: avevano un’aderenza. Allora mi è venuta l’idea di fare un disco misto, e così mi sono accorto che le canzoni potevano sembrare addirittura speculari. L’argomento, ad esempio, della prima canzone di Viglia e della prima di Memorabilia erano i ricordi del presente e del passato. Memorabilia è ciò che mi resta del passato,Vigilia i propositi, ossia ciò che viene poco prima del futuro.


E in merito al titolo?

Il titolo doveva essere qualcosa che riguardasse sia il tempo sia il fatto che fosse il secondo album. Ci tenevo anche a sottolineare l’elemento della tenerezza, che è insito in queste stesure. Minuto come qualcosa di sottile, e minuto inteso come unità di misura del tempo.


Nei primi 7 brani inediti (Viglia), ci sono vari stili. In Loop, ad esempio, ho rivisto un timbro soerbiano, ovvero la leggerezza della musica abbinata a parole ironiche ma anche tristi…

Sia io che Luca Urbani veniamo dalla stessa genealogia, dallo stesso mondo musicale, se non per intenzione sicuramente per ascolti. In un pezzo come Loop metto in chiaro la mia voglia di manifestare allegramente, con una musicalità più pop, la mia convinzione che le stesse cose che ci fanno stare molto bene, sono quelle che ci fanno stare molto male. Banalmente posso farti l’esempio della famiglia: una madre può far stare molto bene, nel riabbracciarla, ma anche molto male, nella distanza o nella perdita.


L’aria che ho respirato nella prima parte del tuo disco è sicuramente ottocentesca, nel senso di romantica e di Sturm und Drung. Si può dire che parli molto d’amore?

Ti correggo: parlo d’innamoramento e non d’amore. Tutti, specie a livello televisivo, parlano in modo improprio d’amore: dai talent, ai telefilm. In realtà a me interessava più questo stato d’animo creato dall’innamoramento che è una cosa che fa stare molto bene ma che ti atterra anche. Nella prima traccia dico: “nessun innamorato si addormenta”. L’attesa del rivedere la persona amata è una gioia ma è anche un’ansia che priva del sonno. Il tormento e l’estasi.


Per te che sei un artista a tutto tondo, quand’è che l’innamoramento diventa amore? Tu potresti vivere d’amore e non d’innamoramento?

Mi viene in mente una frase del film Closer : “chi ama a prima vista, tradisce ad ogni sguardo”.

Quand’è che l’innamoramento si trasforma in amore? Sempre! Se fosse per me si potrebbe essere innamorati di persone diverse, ognuno in una sfera diversa. Poi chiaramente questo non è possibile perché c’è un retaggio culturale e un’esclusività che, quanto meno nella cultura occidentale, ci lega. L’innamoramento è quel sentimento che ci spinge a cercare di costruire qualcosa con una certa persona, l’amore, in realtà, è una questione di letteratura. L’amore riguarda quello che tu devi raccontare, si dice anche: adesso ti parlo d’amore!

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Quindi la fedeltà non è un valore?

La fedeltà intellettuale è un valore. Se si decide di vivere con una persona bisogna rispettarla. Credo che il sesso sia un gioco. Se si dà più valore al sesso che all’aspetto intellettuale si rischia, paradossalmente, di essere dei bigotti. Sicuramente se uno sta bene con la persona con cui sta non cerca altro.


Torniamo alla musica: molti hanno trovato dei riferimenti a Battiato, Fossati, John Lennon e Morgan. Quanto ci sono davvero?

Io ho studiato molta filosofia, in particolare estetica. Estetica significa sensibilità e uno dei principi fondamentali della stessa è l’imitazione della natura: si parte da lì. Le persone che hai citato prima, fanno parte della mia natura. Io sono cresciuto in mezzo a quelle piante che erano il mio giardino da cui attingevo e da cui ho imparato, ed ho imparato anche a copiare, quando avevo qualcosa da dire ma non avevo ancora i mezzi indipendenti per poterlo fare. Questa specie di manierismo che ho avuto, man mano si sta togliendo e sta scomparendo. Quindi a tutti quelli che mi dicono somigli a questo o a quest’altro io dico: guardate prima quello che sto dicendo e dopo come lo sto dicendo. Ti dirò di più: ci sono persone che conoscono Battiato e Morgan e in me vedono questo, ma ce ne sono altre che, che ne so, sono appassionati di Genesis e Peter Gabriel e vedono in me altro. Vedono l’altra parte del giardino in cui io ho vissuto e da cui ho attinto.


Il tuo album è stato voluto e prodotto dai fan: emozione preziosa e rara…

Una cosa davvero emozionante! Quando ho sentito nella fattispecie Silvia Veraldi le ho spiegato la mia situazione discografica. C’erano dei discografici interessati, ma in questo mondo, la cosa che proprio non mi piace è il presenzialismo per cui devi sempre essere presente ad eventi, concerti, feste: se non ci sei, sei tagliato fuori. Ed io sono uno che non c’è semplicemente perché sto a casa a suonare, a leggere libri. Vado volentieri a vedere i concerti che mi interessano, altrimenti no. Spesso ho avuto risposte negative proprio perché “non c’ero” e quindi veniva data la priorità ad altre persone più presenzialiste di me. Ho spiegato tutto questo a Silvia, e lei mi ha spiazzato chiedendomi se volevo produrre altri artisti meritevoli perché loro volevano fare delle piccole produzioni. Io le ho detto: ma perché non facciamo questo esperimento su di me? E loro sono scoppiati di felicità. La cosa è riuscita molto bene perché c’è stato un grande entusiasmo, anche dall’ufficio stampa, proprio perché è un album che è stato voluto dai fan che tra l’altro, Silvia ma anche Maria B, Pier Luigi Prandini.e tutti gli altri, hanno una sensibilità veramente eccezionale. Hanno ascoltato l’album a cose fatte e sono assolutamente partecipi anche nella promozione del disco: si è creato un vero e proprio gruppo di persone che collaborano, e questo è molto bello.


Il 7 Luglio parteciperai al Monza for Animals in una formazione inedita: tu, Yuri Beretta, Lele Battista e Davide Ferrario, ovvero i Gruppo Corrente. Com’è nato questo gruppo?

E’ una storia curiosa, un fatto metafisico (ndr ride). Un giorno mi sono trovato a casa mia con Yuri e Lele per parlare di altro, siamo amici. A un certo punto ho detto: ma perché non ci organizziamo per fare qualcosa insieme? Lele rideva ma erano entusiasti, allora siamo partiti alla ricerca di un nome. Siamo degli artisti correnti, ho detto io e da qui è nato il nome Gruppo Corrente. Tre per una band è un numero un po’ strano, quindi la prima persona che ci è venuta in mente per affinare la band è stata Davide Ferrario, simile per carattere e per attitudine. L’abbiamo chiamato immediatamente ed ha detto subito di sì. Il Gruppo Corrente è un gruppo di matti che hanno voglia di cantare le canzoni e, manco a farlo apposto, pochissimi giorni dopo abbiamo ricevuto la proposta di Monza for Animals che ci ha proprio chiesto se volevamo esibirci insieme, cosa che noi avevamo già concepito! Siamo contenti di debuttare in una manifestazione a favore degli animali.

Da San Francesco a Ghandi, molti grandi uomini hanno evidenziato come una delle caratteristiche positive della specie umana sia quella di poter amare gli animali.


Fonte
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https://www.facebook.com/ChiaraKiaC
 
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